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Erede di don Chisciotte e di santa Teresa d'Avila - come spiega l'autore nel prologo - la zia Tula non è semplicemente il personaggio di un romanzo, ma la personificazione di un paradosso, di un concetto, di un dogma profondamente cristiano: quello della "verginità materna", della "maternità vergine", sul modello della madre di Cristo. Attraverso una prosa incalzante tessuta quasi esclusivamente da dialoghi, nella "Zia Tula" Unamuno si inoltra nelle intime contraddizioni di un personaggio che, rinunciando al matrimonio per sacrificarsi, da vergine madre, ai figli di sua sorella Rosa, si fa carico dell'inquietudine dell'eterna lotta tra corpo e spirito, tra i desideri della carne e il perseguimento di un ideale di castità, che ha la sopravvivenza del focolare domestico come scopo ultimo della vita. Da finissimo psicologo, Unamuno, nella "Zia Tula", scava "in certe catacombe dell'anima, dove alla maggior parte dei mortali non piace discendere".